Già parte dello stemma di famiglia, l’Uroboro, o uroburo, o uroboros o ouroboros, raffigura un serpente o un drago che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine. È per questo considerato simbolo del “divenire”.
È un simbolo molto antico la cui rappresentazione si perde nella notte dei tempi.
La sua più antica raffigurazione la si trova nella tomba di Tutankhamon della XVIII dinastia, ma è diffuso nelle pitture e negli scritti di molte civiltà.
Il concetto di “cambiamento” viene rappresentato dai suoi diversi significati: si riteneva che il suo veleno, come le piante e i funghi, avesse il potere di guarire o donare una coscienza espansa e che dal suo veleno potesse essere estratto l’Elisir di Lunga Vita o d’Immortalità.
Il cambiar pelle tipico dei serpenti, lo rende un simbolo di rinnovamento e rinascita perpetui, che conducono all’immortalità.
Rappresenta l’eterno divenire, la ciclicità e la dualità delle cose, come lo Yin e lo Yang e, soprattututto, che gli opposti si completano. In chiave più moderna e in psicanalisi, diventa il simbolo archetipico della condizione indistinta che precede lo sviluppo della personalità.